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Immagine del redattoreAbîme de Livres

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA - Con approfondimento- intro di Critica della ragion povera


Versione Editori Riuniti 1971

DOVE ACQUISTARE






Tratto da pg 85

SCHEDA TECNICA

•Autori: Karl Marx- Friedrich Engels

•Pagine: 113

•Casa editrice: Editori Riuniti, edizione 1971

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Finalmente è venuto il momento di parlarvi di questo piccolo ma potente libricino, che dire… ha cambiato soltanto la politica mondiale, niente più…

Tralasciando l’Ironia, il Manifesto è, a mio avviso, una delle letture che, almeno una volta nella vita, tutti dovrebbero affrontare.

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Prima di leggerlo, se non siete pratici, vi consiglio di approfondire le teorie di Marx.

Sono passati 172 anni dalla sua pubblicazione eppure il Manifesto del Partito Comunista, racconta una realtà fortemente attuale, oggi non ci faremo più chiamare proletari o borghesi, ma la sostanza delle cose è rimasta la stessa, purtroppo ci sono ancora sfruttati e sfruttatori, operai e padroni, ma di questo parleremo approfonditamente nel post-lettura.

✊🏻

Fin quando permarrà la distinzione sociale esisterà la lotta di classe e il Manifesto resterà attuale.

L’edizione in mio possesso, è introdotta da una sintesi del compagno Togliatti, ben argomentata e completa dalla quale si possono trarre molti elementi per comprendere il testo successivamente riportato, inoltre le note, presenti nel testo, sono molto approfondite, con interessanti spunti di lettura.

Il libro si divide in IV capitoli, che descrivono in maniera totalizzante il Comunismo, dalle esigenze sociali da cui è nato, fino ai rapporti con gli altri partiti politici.

📢

Leggere il Manifesto ci espone a una delle più importanti teorie politiche della storia umana, lo consiglio per la sua estrema capacità di raccontare la condizione operaia, ma più in generale la società, permettendo di inquadrare le strategie di controllo oggi usate dalla politica delle alte sfere “delle classi dominanti”.

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Non abbiate paura di aprire gli occhi, non interessa la vostra fede politica, siate elastici, perché solo conoscendo possiamo migliorare il mondo e la nostra condizione!

#quote Conoscete qualche scritto di Marx o di Engels❓


Sapevate che il Comunismo sarebbe dovuto nascere in Germania?


Invialo ad un amico che dovrebbe leggerlo e segui il mio post lettura con il caro amico @ragion_povera !


 


In questo specifico caso credo che il post lettura non sia solo una mia professione di libera espressione, ma una vera e propria esigenza.

Come sapete le recensioni sono create per una fruizione più social, invece i post lettura sono i momenti in cui noi possiamo parlare tête à tête, senza limiti di parole di alcun tipo! Tranne la vostra volontà di leggere ciò che scrivo naturalmente.

Ad ogni modo, se siete arrivati fin qui, avrete capito in buona sostanza di cosa tratta il Manifesto, un libro ossimoro, un piccolo gigante. In effetti è chiaro il suo impatto sul mondo, non mi serve sottolineare le innumerevoli traduzioni ed edizioni critiche uscite nei suoi 172 anni o le svariate teorie politiche sviluppate da personaggi, fedeli o meno alle parole dei suoi creatori.


A dirla tutta 172 sono tanti, l'età di una tartaruga o di un grosso albero!

Eppure come può essere così attuale?

La risposta potrebbe sconvolgervi…Rullo di tamburi… perché noi non siamo riusciti ad evolverci sotto il punto di vista delle libertà sociali. Indubbiamente ci siamo fatti accecare dal progresso, dalle innovazioni e dalle possibilità di ricchezza, dimenticandoci un pezzo importante della libertà personale e sociale. La lotta di classe rappresentava, nell’idea Marxista, la volontà di rompere le catene, di liberarsi dalle maglie di una rete che impediva il progresso sociale, la crescita personale e il libero raggiungimento dei propri obiettivi.

Oggi la sfida è rimasta tale, il “Sogno americano” si è rivelato un cioccolataio, capace, solo, di nutrire le menti sfruttate dal sistema che l’ha prodotto e brevettato, il capitalismo.

L’attualità del Manifesto persiste nel difendere la salvifica battaglia della classe sfruttata contro il sistema sfruttatore, per la difesa delle libertà collettive e del libero arbitrio.


Il perché credo sia comprensibile, se si liberano i ceppi che ci legano al nostro ruolo gerarchico, si liberano anche i vincoli imposti su di esso, liberando i vincoli si liberano le idee, e il pensiero è libertà, cioè libero arbitrio.

I punti che affronteremo nello speciale ci porteranno a ragionare su questi tasselli, e spero potranno essere d’ausilio per tutti, dagli studenti che si approcciano a Marx nel corso degli studi, a chi si è sempre domandato chi fosse quel barbuto che tutti i comunisti osannano.


Diventa impossibile non tentare la missione di vedere le differenze di classe citate da Marx e Engels nella nostra società globale e capitalistica: operai sfruttati in paesi in via di sviluppo, da multinazionali che professano stili di vita mordi e fuggi. Braccianti impiegati come “mezzi di produzione” nei campi a raccogliere quello che ingrassa i nostri pranzi della domenica; lavoratori costretti a paghe da fame per far sopravvivere le proprie famiglie vivendo di stenti. Questo è il volto dei proletari del XXI secolo, dei silenziosi che permettono la sussistenza della nostra società che definiamo moderna e “civilizzata”.


Domandarsi cos’è cambiato dall’Ottocento, quando si lavorava ben oltre 10 ore e si moriva perché la sicurezza sul lavoro era utopia, vedendo la cronaca degli ultimi anni direi che anche oggi è lo stesso, direi che si è rotta la volontà di fare la rivoluzione, di lottare per migliorare la propria condizione sociale.

Oggi gli echi di protesta si sono affievoliti, ammansiti, asserviti a quella che il Manifesto definisce Borghesia industriale, oggi interpretata dal manipolo di potenti che governa l’ordine economico mondiale, dai Big delle nuove tecnologie e milionari dal dubbio fascino.

Per spiegarne i motivi bisognerebbe, risalire alla storia politica degli ultimi quarant’anni, allo sfacelo dei partiti di sinistra… ma ciò vi annoierebbe, o peggio vi farebbe incazzare. Quello che posso dire in breve è che oggi, anche in vista delle future e presenti scelte da intraprendere, una ventata rivoluzionaria sarebbe necessaria, e conoscendo le idee di due grandi Signori della politica e della filosofia, si potrà arrivare più preparati ai nostri necessari doveri di cittadini, per essere sempre uomini liberi!


Proletari di tutto il mondo unitevi!


 

INTRODUZIONE A CURA DI Ragion_povera


​I​​l comunismo ha sempre fatto paura, come già osservato da Marx stesso nella brevissima prefazione al Manifesto. Fa paura, questo viene ribadito più avanti, perché i suoi interessi coincidono interamente con quelli dei lavoratori. Questo spiega, con più di un secolo di anticipo, tutta la narrazione portata avanti dal Presidente Imprenditore sui comunisti cattivi, e l'espansione dell'appellativo a ogni personalità politica differente, che di comunista ha poco e niente. D'altronde la trattazione di Marx ed Engels si apre con una analisi sociostorica: la storia di ogni società sinora esistita è la storia della lotta di classe, affermano gli autori, dove per lotta di classe si intende la contrapposizione dialettica tra borghesi e proletari, tra padroni e lavoratori.

Nessuno ha mai spiegato il lavoro meglio di Marx tanto che la sua analisi è ancora valida oggigiorno. Nel Manifesto non troverete elementi che possono ricondurre a quello che poi è stato lo stalinismo, così come nella Bibbia

non si trovano lo Ior e le altre nefandezze perpetrate dal clero nei secoli. Quello che c'è nel Manifesto è un'analisi sociologica e filosofica, il cui impianto argomentativo resiste tutt'ora alle critiche.

Nessuno sfugge al lavoro: l'attività lavorativa è la condizione minima e necessaria per l'ingresso e la permanenza in società, e la società è strutturata intorno al lavoro. Dopo la grande crisi di inizio millennio, abbiamo assistito a un capovolgimento degli interessi di classe: di fronte alla minaccia di perdere il lavoro e del precariato, i lavoratori stessi sono stati portati a difendere gli interessi dei padroni, a scapito dei propri, e la politica ha di fatto estromesso la difesa dei lavoratori da ogni programma, facendo credere ai lavoratori stessi di essere dei borghesi, per usare la terminologia marxista.


 

I PRIMI PASSI

Prima pubblicazione

Il Manifesto del Partito Comunista viene scritto da Karl Marx e Friedrich Engels tra il 1847 e il 1848.


Monumento a Biškek, Kirghizistan

La sua pubblicazione inaugura la nascita di una nuova fase della storia politica occidentale.

L’opera viene commissionata dalla Lega dei Giusti (lega dei Comunisti) e la rivoluzionaria pubblicazione avviene il 21 febbraio del 1848 a Londra, la rivoluzione è iniziata.

Le idee e i concetti sviluppati sono diventati la colonna portante di un nuovo pensiero politico, filosofico e sociale, destinato a colpire nel profondo la società occidentale e ben presto tutto il resto del mondo.


IL LUOGO

Vista di Londra John Crowther (ca.1880)

Tra gli elementi che vanno a comporre l’importanza del Manifesto, si trova senza alcun dubbio il luogo di pubblicazione.

Londra e l’Inghilterra più in generale hanno vissuto due importanti rivoluzioni industriali che hanno cambiato gli assetti economico-sociali inglesi. infatti tra il Settecento e l’Ottocento il Regno Unito è stato fucina di innovazioni epocali, spinte dalla presenza di materie prime essenziali per il progredire di questo sviluppo.

Le esigenze dell'industrializzazione portano alla nascita della figura dell’operaio, specializzato nella produzione in fabbrica.

La nascita di questa nuova classe sociale, e le continue richieste di manodopera, spingono i disperati delle campagne, spesso poveri e con possedimenti agricoli, resi poco remunerativi dalle crescenti industrie, a dirigersi verso i grandi centri di produzione, le città, che ben presto si saturano di disperati che, come unica eredità hanno la prole.

Nasce così il proletariato, impiegato, anzi, sfruttato dalla nascente borghesia industriale.

In questo sostrato culturale è facile comprendere come le idee espresse nel Manifesto potessero risultare rivoluzionarie.


Nel testo però, è un altro il candidato ideale per l’adempimento del pensiero Comunista, si tratta della Germania e ne parleremo nella sezione dedicata.


IL TEMPO


Grande dipinto dell'Europa nell'agosto MDCCCXLIX (1849) di Ferdinand Schröder

Anche il tempo è un elemento importante, come citato in precedenza, non solo l’Inghilterra sta svolgendo il suo periodo di transizione, lentamente l’occidente si sta trasformando, avvicinandosi al mondo che oggi conosciamo.

Il 1848 è un anno caldo, sconvolto dai moti rivoluzionari, dalla “primavera dei popoli”.

Il mondo delle grandi potenze imperiali sembra finalmente vacillare, le insofferenze popolari portarono in tutta Europa disordini e proteste, diffuse, accomunate dallo spirito di insofferenza maturata verso i sistemi di controllo e subordinazione delle grandi potenze, spesso spietate colonizzatrici.

Il clima culturale è in fermento, dalla letteratura all’arte tutti comprendono come sia necessario cambiare, in questo clima si sviluppano le idee contenute nel Manifesto.


DALLE PAROLE DEL COMPAGNO PALMIRO TOGLIATTI


Palmiro Togliatti

Palmiro Togliatti, storico dirigente del partito Comunista, nella sua sintesi del 1948, introduce il Manifesto e ne analizza alcuni elementi, riporterò qui alcune sue osservazioni, con un breve commento esplicativo-riflessivo.

Citazione:

Neanche il Manifesto poteva prevedere tutto ciò che sarebbe seguito all'avvento del capitalismo come forza egemonica mondiale e all'estendersi e accentuarsi progressivo della lotta di classe del proletariato. È giuoco ormai abusato quello di coloro che invano cercano di contraffare e coprire di discredito la nostra dottrina tentando di ridurla alla ingenua profezia dello sconvolgimento immediato e dell'immediato avvento del regime ideale della giustizia e della libertà. Nessuno fu e nessuno è piú prudente dei marxisti nel tracciar previsioni di avvenire, e ciò appunto perché i marxisti, a differenza degli ideologi e profeti di bassa lega, hanno una concezione dialettica della realtà, il che vuol dire prima di tutto si sforzano di comprendere la realtà in tutta la sua esistenza e in tutti i suoi vari aspetti sanno come agiscono e reagiscono l'uno sull'altro i diversi suoi elementi, soprattutto sanno indagare a fondo il processo obiettivo delle cose, di cui solo il materialismo dialettico apre la comprensione. È vero che poté esservi in Marx ed Engels, alla fine del '48 e nel '49, l'attesa che una immediata crisi economica riaprisse a breve scadenza una crisi rivoluzionaria; ma pochi mesi dopo, guidati dal loro spirito scientifico e dalla conoscenza esatta dei fatti, lasciavano ai faciloni quella affrettata previsione. Nel Manifesto stesso, e particolarmente nei successivi lavori storici di Marx ed Engels, nel loro ricchissimo epistolario, nei documenti politici scritti da loro, ciò che domina non è il semplicismo, ma la ricerca continua e la consapevolezza del molteplice intrecciarsi delle vie di sviluppo del capitalismo e della lotta di classe, degli Stati capitalistici e del contrasto tra di loro. Quando il Manifesto venne scritto e lanciato nel mondo, il capitalismo non aveva però ancora raggiunto il culmine del suo rende tanto più preziosa la conclusione generale cui esso arriva, quando fissa quale obiettivo della lotta proletaria «l'elevarsi del proletariato a classe dominante, la conquista della democrazia» la conquista, cioè, di quella supremazia politica di cui il proletariato si servirà «per strappare alla borghesia, a poco a poco tutto il capitale per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle strappare mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive.

Palmiro Togliatti 1948 PAGINE N.21-22


Togliatti ribadisce come il messaggio e le affermazioni di Marx ed Engels siano comprovate dal loro materialismo, dall’estrema capacità di comprendere gli eventi, e di prevederne le evoluzioni, ma anche di attuare i giusti ripensamenti.

Altro punto toccato è il capitalismo, che seppur già presente nella società ottocentesca, non aveva ancora raggiunto le dimensioni e le ramificazioni del Novecento, reputa quindi fondamentale l’obiettivo sulla necessità della classe proletaria di raggiungere, il prima possibile, la posizione dominante.

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Questo obiettivo si è raggiunto solo in determinati stati di stampo Comunista, con risultati assai diversi e interpretabili, che non fugano ancora la domanda: come sarebbe una società in cui veramente il proletariato è riuscito a guadagnarsi il ruolo dominante?


Per chi fosse in possesso di una copia con questa introduzione, consiglio un'attenta analisi anche delle pagine 24-25 in cui si delinea la crescita e l'evoluzione delle idee emerse in relazione alle importanti figure che si avvcinano alle teorie, come Lenin o Stalin. Interessante è anche la considerazione sulla revisione del documento, mai sostituito ma ampliato e modificato con elaborazioni emerse negli anni successivi al 1848.


PREFAZIONE EDIZIONE RUSSA DEL 1882


Un dipinto del 1907 di Boris Kustodiev raffigurante i muzhik che ascoltano la proclamazione del Manifesto dell'emancipazione nel 1861

Da notare in questa prefazione al Manifesto apparsa in Russia nel 1882 è questa analisi della crescita e dell’evoluzione americana, che volendo può sottolineare la veridicità delle tesi sostenute da Togliatti nella sua analisi precedentemente mostrata:

Citazione:

Come tutto ciò è oggi mutato! Proprio l'immigrazione europea ha reso possibile il colossale sviluppo dell'agricoltura nordamericana, che con la sua concorrenza scuote le basi della grande come della piccola proprietà terriera in Europa. Essa ha dato inoltre agli Stati Uniti la possibilità di intraprendere lo sfruttamento delle loro ricche risorse industriali, e con tale energia e in così vasta misura, che in breve tempo questo fatto porrà fine al monopolio industriale dell'Europa occidentale. E queste due circostanze reagiscono poi anche sull'America in senso rivoluzionario. La piccola e media proprietà fondiaria dei farmers, i quali coltivano essi stessi la loro terra, base di tutto l'ordinamento politico americano, soccombe sempre più alla concorrenza delle fattorie gigantesche, mentre nei distretti industriali si forma, per la prima volta, un proletariato numeroso accanto a una favolosa concentrazione dei capitali.

Ciò che qui vorrei dimostrare è la capacità di comprendere l’evoluzione dell’economia americana, in effetti gli Stati Uniti hanno rivoluzionato l’economia europea, la produzione in larga scala ha portato a conseguenze importanti in tutto il vecchio mondo.

Interessante,quindi è l’analisi sull’emigrazione e sulle sue conseguenze: impoverimento del prodotto europeo che ha causato nuove ondate migratorie terminate solo negli anni ‘50 del secolo scorso.

Purtroppo, forse a causa di questo tipo di economia, oppure l’assenza di una vera e propria evoluzione politico-sociale, come avvenuta sul suolo europeo, il Comunismo rimarrà in America una minoranza pressoché assoluta, non riuscendo ad avvicinare le grandi masse. Forse un unicum nella storia della politica negli ultimi 200 anni.



Altra riflessione significativa riguarda la Russia, anche qui è chiara la lungimiranza di Marx e di Engels, in effetti i dubbi sulla comunità rurale russa e sulla terra comune, sono più che leciti, trattandosi di un'economia diversa da quella borghese industriale Inglese o Tedesca. Ad interpretare un modo d’agire Comunista in terra Russa sarà Lenin, ma soprattutto Stalin, che attraverso l’imposizione delle fattorie collettive, con risultati dubbi e spesso controproducenti.

Rimane questa un’interessante domanda, alla quale potremmo oggi azzardare risposta, e accomunando questa all’evoluzione Americana potremmo trovare delle somiglianze?

Citazione:

Compito del Manifesto comunista fu la proclamazione dell'inevitabile e imminente fine dell'odierna proprietà borghese. Ma in Russia accanto all'ordinamento capitalistico, che febbrilmente si va sviluppando, e accanto alla proprietà fondiaria borghese, che si sta formando solo ora, troviamo oltre la metà del suolo in proprietà comune dei contadini. Si affaccia ora il problema: la comunità rurale russa, questa forma in gran parte già disciolta, è vero, della originaria proprietà comune della terra, potrà essa passare direttamente a una più alta forma comunistica di proprietà terriera, o dovrà essa attraversare prima lo stesso processo di dissoluzione che trova la sua espressione nella evoluzione storica dell'occidente?

PREFAZIONE ALL’EDIZIONE TEDESCA DEL 1890


La rivoluzione del 1848, autore sconociuto

Da dove nasce il termine comunista, nella prefazione tedesca, curata da Engels, dopo la morte di Marx, viene spiegata la scelta, contestualizzando il motivo adducendo la scelta alle derive del Socialismo e alle divergenze di pensiero e azione. Il partito Comunista infatti voleva identificarsi fortemente con la classe proletaria operaia. Invece il partito socialista, già nel 1847, sembrava essere diventato più mansueto e meno rivoluzionario, interpretando più l’esigenza borghese che quella dei lavoratori. Il primo Comunismo era ancora un movimento in fase di crescita ed identificazione, ma con il chiaro obiettivo di differenziarsi dal Socialismo:

Citazione:

Eppure, quando fu pubblicato, non l'avremmo potuto chiamare Manifesto socialista. Nel 1847 con la parola socialisti s'intendevano due tipi di persone. Da una parte i seguaci dei vari sistemi utopistici, specialmente gli owenisti in Inghilterra e i fourieristi in Francia, che già allora s'erano rinsecchiti in pure e semplici sette che si estinguevano a poco a poco; dall'altra parte i molteplici ciarlatani sociali che volevano eliminare, con le loro varie panacee* e con ogni sorta di toppe, gli inconvenienti sociali, senza fare il più piccolo male né al capitale né al profitto. In entrambi i casi gente che stava fuori del movimento operaio e cercava anzi appoggio fra le classi "colte". Invece, quella parte degli operai che, convinta dell'insufficienza d'una rivoluzione puramente politica, esigeva una trasformazione a fondo della società, quella parte di operai si dava allora il nome di comunista. Era un comunismo di prima lavorazione, soltanto istintivo, spesso un pò rozzo: ma aveva la forza sufficiente per generare due sistemi di comunismo utopistico, in Francia quello "icarico" del Cabet, in Germania quello del Weitling. Nel 1847 socialismo significava un movimento di borghesi, comunismo con movimento di operai. Il socialismo, per lo meno nel continente, era ammesso nella "buona società", il comunismo proprio il contrario. E poiché noi avevamo già allora, e molto decisa, la convinzione che l'emancipazione degli operai dev'essere opera della classe operaia stessa", non potevamo dubitare neppure un istante quale dei due nomi scegliere. E anche dopo non ci è mai venuto in mente di respingerlo.
"Proletari di tutto il mondo, Unitevi!

*Rimedio universale, buono per tutti i mali


La discordia tra i due fratelli, Scalarini 30-1-1921

LA PREFAZIONE



Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.

L'iper celebre introduzione al Manifesto, rende chiaro il “pericolo” che può rappresentare il Comunismo, un partito che professa un cambiamento di condizione della classe principale, il proletariato, che facilmente sarebbe potuta divenire dominante, annullando la classe nobile e borghese.

L’idea di utilizzare l’esemplificazione dello spettro e la parola santa insieme ha valore antitetico infatti tutti, anche se divisi, da apparenti, insormontabili divisioni politiche e religiose, si ritrovano insieme per combattere un nemico più potente, santa inoltre ricorda la “Santa Alleanza” coalizione di alleanza politica, decaduta nel 1830, insistente tra Russia, Austria e Prussia.


PRIMA PARTE


Fabbriche di Manchester


Se in precedenza abbiamo definito come sia nato il proletario ora è giusto procedere nell’illustrare, attraverso le parole del Manifesto, come sia nata la classe borghese, è facile intuire sia frutto di un’evoluzione, Marx infatti, nella sua filosofia, definisce queste fasi con il nome “modi di produzione”, che si superano attraverso la lotta di classe.

Sono principalmente quattro, più il socialismo, non contemplato nell’elenco:


  • Il comunismo primitivo

  • Sistema schiavistico

  • feudale

  • capitalistico


Assecondando questo sistema la borghesia industriale fa “il salto di specie” tra il sistema medievale (feudale) e quello capitalistico. Il Socialismo invece costituirà una nuova fase superando la borghesia, per infine approdare nella sua ennesima evoluzione in comunismo.

Citazione:

Ma i mercati crescevano sempre, il fabbisogno saliva sempre. Neppure la manifattura era più sufficiente. Allora il vapore e le macchine rivoluzionarono la produzione industriale. All'industria manifatturiera subentrò la grande industria moderna; al ceto medio industriale subentrarono i milionari dell'industria, i capi di interi eserciti industriali, i borghesi moderni. La grande industria ha creato quel mercato mondiale, ch'era stato preparato dalla scoperta dell'America. Il mercato mondiale ha dato uno sviluppo immenso al commercio, alla navigazione, alle comunicazioni per via di terra. Questo sviluppo ha reagito a sua volta sull'espansione dell'industria, e nella stessa misura in cui si estendevano industria, commercio, navigazione, ferrovie, si è sviluppata la borghesia, ha accresciuto i suoi capitali e ha respinto nel retroscena tutte le classi tramandate dal medioevo. Vediamo dunque come la borghesia moderna è essa stessa il prodotto d'un lungo processo di sviluppo, d'una serie di rivolgimenti nei modi di produzione e di traffico. Ognuno di questi stadi di sviluppo della borghesia era accompagnato da un corrispondente progresso politico.

LE CRISI

Giuseppe Scalarini Avanti! 5-2-1914


Questa a buon titolo si può definire una delle parti più significative del Manifesto, le crisi infatti colpiscono tutt’oggi, e sempre di più violentemente, come evitarle?


Secondo la morale Marxista le crisi sono dovute ad un eccesso di mezzi di produzione (macchine + lavoro dell’uomo), tutto è troppo sviluppato, un po’ la condizione attuale, nella quale abbiamo così tanto da non riuscire a gestire tutti gli elementi in gioco. L’economia quindi si satura, sia di prodotti che di mezzi per crearli. La risoluzione può passare attraverso l’espansione del mercato, ovvero la ricerca di nuovi acquirenti, riequilibrando i mercati attuali, con dovute modifiche, in modo tale da riuscire ad evitare una nuova violenta crisi.

Citazione:

Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l'epidemia della sovraproduzione. La società si trova all'improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l'esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.

CONDIZIONE OPERAIA


Banksy, Lavoro da schiavi, 2012, New York

Negli estratti riportati qui sotto si evince il fatto che l’operaio sia soltanto uno strumento, non importa sia uomo donna o bambino, ciò che il borghese necessita è il prodotto del loro lavoro. L’uomo è ridotto, in una condizione di miserabile inferiorità, che non lo rende diverso da una comune bestia da soma o da una macchina. Infatti se una macchina lo può sostituire verrà fatto senza alcun problema. L’operaio addetto alla macchina diventa dunque asservito ad essa, compiendo azioni semplici e ripetitive, che lo portano a trasformarsi in un automa, alienandosi, in poche parole diventando anch’esso una macchina in carne ed ossa, che agisce meccanicamente, senza ragionamento.

Citazione:

Gli operai non sono soltanto servi della classe dei borghesi, ma vengono asserviti giorno per giorno, ora per ora dalla macchina, dal sorvegliante, e soprattutto dal singolo borghese fabbricante in persona. Questo dispotismo è tanto più meschino, odioso ed esasperante, quanto più apertamente esso proclama come fine ultimo il guadagno. Quanto meno il lavoro manuale esige abilità ed esplicazione di forza, cioè quanto più si sviluppa l'industria moderna, tanto più il lavoro degli uomini viene soppiantato da quello delle donne [e dei fanciulli]. Per la classe operaia non han più valore sociale le differenze di sesso e di età. Ormai ci sono soltanto strumenti di lavoro che costano più o meno a seconda dell'età e del sesso. Quando lo sfruttamento dell'operaio da parte del padrone di fabbrica è terminato in quanto all'operaio viene pagato il suo salario in contanti, si gettano su di lui le altre parti della borghesia, il padron di casa, il bottegaio, il prestatore su pegno e così via. (...) Con l'estendersi dell'uso delle macchine e con la divisione del lavoro, il lavoro dei proletari ha perduto ogni carattere indipendente e con ciò ogni attrattiva per l'operaio. Egli diviene un semplice accessorio della macchina, al quale si richiede soltanto un'operazione manuale semplicissima, estremamente monotona e facilissima da imparare. Quindi le spese che causa l'operaio si limitano quasi esclusivamente ai mezzi di sussistenza dei quali egli ha bisogno per il proprio mantenimento e per la riproduzione della specie. Ma il prezzo di una merce, quindi anche quello del lavoro, è uguale ai suoi costi di produzione. Quindi il salario decresce nella stessa proporzione in cui aumenta il tedio del lavoro. Anzi, nella stessa proporzione dell'aumento dell'uso delle macchine e della divisione del lavoro, aumenta anche la massa del lavoro, sia attraverso l'aumento delle ore di lavoro, sia attraverso l'aumento del lavoro che si esige in una data unità di tempo, attraverso l'accresciuta celerità delle macchine, e così via.

SECONDA PARTE


 Giuseppe Pellizza da Volpedo 1898-1901
Il quarto stato Giuseppe Pellizza da Volpedo 1898-1901

Citazione;

I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solo per il fatto che da una parte essi mettono in rilievo e fanno valere gli interessi comuni, indipendenti dalla nazionalità, dell'intero proletariato, nelle varie lotte nazionali dei proletari; e dall'altra per il fatto che sostengono costantemente l'interesse del movimento complessivo, attraverso i vari stadi di sviluppo percorsi dalla lotta fra proletariato e borghesia. Quindi in pratica i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, e quanto alla teoria essi hanno il vantaggio sulla restante massa del proletariato, di comprendere le condizioni, l'andamento e i risultati generali del movimento proletario. Lo scopo immediato dei comunisti è lo stesso di tutti gli altri proletari: formazione del proletariato in classe, abbattimento del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte del proletariato.

Nella seconda parte si analizza il rapporto tra Comunisti e proletari, qui è chiaro il messaggio che si vuole veicolare, infatti i Comunisti vogliono risolvere i problemi della classe operaia, senza frontiere né limiti, in modo di compiere un vantaggio nei confronti della loro condizione di servilismo nei confronti della borghesia. Gli ideali prefissati sono espressi fondamentalmente nelle due righe finali.


L’ABOLIZIONE DELLA PROPRIETA' PRIVATA


Copia tratta da un'opera di Francesco Danieli.

Quale punto più scottante se non l’abolizione della proprietà privata, che sembra essere fulcro principale dell’idea Comunista, In realtà leggendo le pagine del Manifesto si capisce quanto questa definizione sia stata nel tempo interpretata, da chi sicuramente poteva giovare nella sua mancata attuazione. Infatti nelle parti sottolineate capirete come il Comunismo non sia solo abolizione, perché essa avviene attraverso le mutazioni storiche, i comunisti osteggiano soltanto la proprietà borghese, che si crea sul rapporto schiavo padrone e sullo sfruttamento della classe lavoratrice; in effetti ogni epoca abolisce le proprietà create in quella precedente, senza bisogno di alcun “aiuto” terzo. L’abolizione della proprietà privata è stata spesso accostato alla perdita, da parte del piccolo proletario dei propri beni, ma anch’essa è una erronea visione, o peggio una falsità, perché l’abolizione della sua proprietà non avverrà per mano Comunista ma per colpa dello sviluppo e delle sue conseguenze; spesso perpetrate da chi critica tale abolizione. Sarà facile comprendere il messaggio del Manifesto grazie all'esemplificazione sottolineata in rosso.

Citazione:

L'abolizione di rapporti di proprietà esistiti fino a un dato momento non è qualcosa di distintivo peculiare del comunismo. Tutti i rapporti di proprietà sono stati soggetti a continui cambiamenti storici, a una continua alterazione storica. Per esempio, la rivoluzione francese abolì la proprietà feudale in favore di quella borghese. Quel che contraddistingue il comunismo non è l'abolizione della proprietà in generale, bensì l'abolizione della proprietà borghese. Ma la proprietà privata borghese moderna è l'ultima e la più perfetta espressione della produzione e dell'appropriazione dei prodotti che poggia su antagonismi di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri. In questo senso i comunisti possono riassumere la loro teoria nella frase: abolizione della proprietà privata. Ci si è rinfacciato, a noi comunisti che vogliamo abolire la proprietà acquistata personalmente, frutto del lavoro diretto e personale; la proprietà che costituirebbe il fondamento di ogni libertà, attività e autonomia personale. Proprietà frutto del proprio lavoro, acquistata, guadagnata con le proprie forze! Parlate della proprietà del minuto cittadino, del piccolo contadino che ha preceduto la proprietà borghese? Non c'è bisogno che l'aboliamo noi, l'ha abolita e la va abolendo di giorno in giorno lo sviluppo dell'industria.


LO STIPENDIO


Adolphe von Menzel, La fonderia, 1872-1875, olio su tela, cm 158 x 254, Alte Nationalgalerie, Berino

Altro elemento fondamentale, sempre contenuto nel piccolo ma corposo capitolo II, è il valore del lavoro salariato, l’operaio lavora per guadagnare, nulla più, anche in questo caso il processo diventa automatico, alienante, il lavoro permette di guadagnare il minimo per sopravvivere all’interno della società. Il Comunismo non vuole dunque eliminare i guadagni, frutto dei sacrifici dell’operaio, per asservirli allo stato, ma alla società, vuole modificare il sistema borghese nel quale l’operaio non può vivere che sotto l'egida del padrone e del capitale, liberandolo da queste catene si potrà cambiare anche la concezione del lavoro e il riconoscimento dei suoi sforzi.

Citazione:

Dunque, se il capitale viene trasformato in proprietà collettiva, appartenente a tutti i membri della società, non c'è trasformazione di proprietà personale in proprietà sociale. Si trasforma soltanto il carattere sociale della proprietà. La proprietà perde il suo carattere di classe.
Veniamo al lavoro salariato. Il prezzo medio del lavoro salariato è il minimo del salario del lavoro, cioè è la somma dei mezzi di sussistenza che sono necessari per mantenere in vita l'operaio in quanto operaio. Dunque, quello che l'operaio salariato s'appropria mediante la sua attività è sufficiente soltanto per riprodurre la sua nuda esistenza. Noi non vogliamo affatto abolire questa appropriazione personale dei prodotti del lavoro per la riproduzione della esistenza immediata, appropriazione che non lascia alcun residuo di profitto netto tale da poter conferire potere sul lavoro altrui. Vogliamo eliminare soltanto il carattere miserabile di questa appropriazione, nella quale l'operaio vive solo allo scopo di accrescere il capitale, e vive solo quel tanto che esige l'interesse della classe dominante.


LA CONDIZIONE DELLA DONNA




Ritratto di madame Georges Charpentier con i suoi figli, Georgette-Berthe e Paul-Émile-Charles, Pierre-Auguste Renoir 1878


Ma voi comunisti volete la comunanza delle donne - ci grida in coro tutta la borghesia. Il borghese vede nella propria moglie un semplice strumento di produzione. Egli sente che gli strumenti di produzione devono essere sfruttati in comune e, naturalmente, non può fare a meno di pensare che la sorte dell'uso in comune colpirà anche le donne. Egli non si immagina che si tratta appunto di abolire la posizione delle donne come semplici strumenti di produzione. Del resto, nulla è più ridicolo del moralismo sgomento dei nostri borghesi per la pretesa comunanza ufficiale delle donne nel comunismo. I comunisti non hanno bisogno di introdurre la comunanza delle donne: essa è quasi sempre esistita. I nostri borghesi, non contenti di avere a loro disposizione le mogli e le figlie dei loro proletari - per non parlare della prostituzione ufficiale - trovano uno dei loro principali diletti nel sedursi scambievolmente le mogli. Il matrimonio borghese è, in realtà, la comunanza delle mogli.

La società borghese ha sempre il problema, emerso nelle ultime linee, della libertà della donna, infatti se riflettiamo sulla società Inglese Vittoriana, per esempio, vediamo come l’uomo abbia maggiori libertà rispetto alla donna. L’uomo può avere esperienze sessuali con più donne, venendo giudicato, come succede oggi, in maniera differente, rispetto ad una donna che si rapporta con più uomini. Il dubbio dei borghesi è sulla comunanza delle donne, ma il Manifesto dichiara questo fenomeno già avvenuto proprio a causa delle azioni della classe critica.

Ciò ribadisce il fatto che il Comunismo non cerca di imporre un’ideologia amorale, ma bensì rivoluzionare la società utilizzando gli elementi già presenti nella società, ma celati da pudore e dalla morale pubblica.


LE IDEE DIPENDONO DALLA CONDIZIONE DI VITA


Gli spaccapietre di Gustave Courbet 1849


Com’è chiaro a tutti, in una società libera le idee sono libere, in una società oppressa le idee ed il libero arbitrio è controllato da un potere, che ne impedisce il pieno adempimento. La condizione degli uomini influisce a fondo su questo rapporto, se si cambiano le concezioni, i pensieri e le azioni, si rivoluzionano le idee, se si migliora la propria condizione si aumenta la libertà di riflettere, impedendo a poteri forti ed oppressivi di controllare la nostra esistenza, si crea Coscienza di classe. Ogni epoca ha sviluppato un’idea dominante, un concetto chiave, imposto e accettato perché supportato dal potere dominante, su questo è importante riflettere, per comprendere i cambiamenti, positivi e negativi, avvenuti negli ultimi due secoli.

Citazione:

Ci vuole forse una profonda perspicacia per comprendere che, cambiando le condizioni di vita degli uomini, i loro rapporti e la loro esistenza sociale, cambiano anche le loro concezioni, i loro modi di vedere e le loro idee, in una parola, cambia anche la loro coscienza? Che cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione spirituale si trasforma insieme con quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca furono sempre soltanto le idee della classe dominante.

PUNTI FONDAMENTALI


Occupazione delle terre incolte in Sicilia, Renato Guttuso 1949


Qui sotto si riportano i dieci punti che per il Manifesto andrebbero applicati per i paesi più progrediti ed avanzati, purtroppo si sono visti applicati a paesi diversi rispetto a quelli ipotizzati dai due curatori del manifesto, con effetti spesso opposti a quelli desiderati. Alcuni dei punti come il 3 0 il 4 possono risultare forti, ma dobbiamo altresì ricordare la necessità di rivoluzione del Manifesto, la volontà di affermare uno strappo con la società del tempo.

Altri punti riguardano prettamente la comunizzazione delle proprietà private, da rendersi pubbliche nelle mani dello stato e la ricerca di un sistema che permetta la giusta evoluzione sia dell’industria che dell’agricoltura. Il punto 10. inoltre è il preludio di una rivoluzione che ha garantito a noi tutti la possibilità di una scuola dell’obbligo, almeno per un tempo tale da permetterci la libertà di saper leggere e scrivere e di riconoscere i nostri diritti.

Sicuramente alla luce delle evoluzioni attuali i sui 172 iniziano a farsi sentire, sempre con il lucido ricordo dell’entità rivoluzionaria che esso ha apportato alla società Ottocentesca.


1. Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato.
2. Imposta fortemente progressiva.
3. Abolizione del diritto di eredità.
4. Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli.
5. Accentramento del credito nelle mani dello Stato per mezzo di una banca nazionale con capitale di Stato o con monopolio esclusivo.
6. Accentramento di tutti i mezzi di trasporto nelle mani dello Stato.
7. Aumento delle fabbriche nazionali e degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano comune.
8. Uguale obbligo di lavoro per tutti, istituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura.
9. Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e di quello dell'industria, misure atte ad eliminare gradualmente l'antagonismo tra città e campagna.
10. Educazione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Abolizione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Unificazione dell'educazione e della produzione materiale, eccetera.

PARTE TERZA

LA RELIGIONE



Anche il rapporto con la religione è sempre stato fulcro di polemica, vero è il fatto che Marx avrebbe voluto l’abolizione delle religioni, ma leggendo l’estratto riportato in seguito, si notano elementi, sottolineati in rosso, che dovrebbero rendere la religione Cristiana, vicino ai temi cari ai partiti popolari, anche se, la Chiesa ha sempre intrattenuto ottimi rapporti con il potere “dominante”, supportandolo, andando persino contro tali valori.

Vero è anche il fatto che, la morale Cristiana, insegna dei virtù fondanti estremamente rivoluzionarie. In questo caso però possiamo notare, nel tono usato da Marx ed Engels, un senso critico riferito a questo scambio tra potere e religione e socialismo.

Queste affermazioni, difficili da contestualizzare in poche e semplici parole, aprono la strada al Cattocomunismo, non trattato nel Manifesto, in cui anche il cattolico rivede nell’esperienza dei partiti proletari, la matrice ideologica che ha riconosciuto nell'insegnamento religioso.


Come il prete andò sempre d'accordo con i feudali, così il socialismo clericale va d'accordo col socialismo feudale. Nulla di più facile che dare all'ascetismo cristiano una vernice socialista. Il cristianesimo non ha forse inveito anche contro la proprietà privata, contro il matrimonio, contro lo Stato? Non ha forse predicato in loro sostituzione la beneficienza e la mendicità, il celibato e la mortificazione della carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socialismo sacro è soltanto l'acqua santa con la quale il prete benedice il dispetto degli aristocratici.

PARTE QUARTA


Immagine d'epoca


LA GERMANIA


Edvard Munch, Lavoratori di ritorno verso casa, 1913-1914, Munch Museum, Oslo

Se siete giunti fino a questo punto ricorderete le mie prime parole sull'Inghilterra e sul luogo di pubblicazione del Manifesto, effettivamente avevo accennato alla Germania, ed eccoci alla fine di questo viaggio, alla ricerca della democratizzazione di questo documento, a parlare del perché s’insiste tanto su questo paese. In effetti la Germania, rispetto all’Inghilterra o alla Francia, già industrializzate, sta iniziando il suo processo di evoluzione,l’operaio tedesco avrebbe avuto la sua ascesa in una società rivoluzionata, nella quale il proletariato ha già fatto la sua comparsa nei paesi citati in precedenza, con la possibilità, attraverso il Comunismo di liberarsi anticipatamente dalla classe borghese e dalle sue aspirazioni. Si termina infine con la riaffermazione della vicinanza del Comunismo a tutti coloro che cercano di rivoluzionare la propria condizione sociale.

Citazione

Sulla Germania i comunisti rivolgono specialmente la loro attenzione, perché la Germania è alla vigilia della rivoluzione borghese, e perché essa compie tale rivoluzione in condizioni di civiltà generale europea più progredite e con un proletariato molto più sviluppato che non avessero l'Inghilterra nel diciassettesimo secolo e la Francia nel diciottesimo; in cui la rivoluzione borghese tedesca non può essere che l'immediato preludio di una rivoluzione proletaria. In una parola, i comunisti appoggiano dappertutto ogni moto rivoluzionario contro le condizioni sociali e politiche esistenti.

CONCLUSIONI

Per terminare questo lungo e intenso lavoro, vorrei ribadire alcuni elementi importanti, innanzitutto che le tesi contenute nel Manifesto sono state esposte in altre opere, nelle quali sono state affrontate in maniera più scrupolosa ed accurata, per chi fosse interessato ne elencherò qualcuna nei prossimi materiali che appariranno sul blog; inoltre vorrei affermare ancora una volta la grandezza di questo testo, un opera dal carattere unico, che difficilmente si può inquadrare nelle, seppur numerose, parole che ho cercato di proporvi. In riferimento alla mia ultima affermazione vorrei concludere dicendo che non si tratta di un'analisi critica (specialistica) del Manifesto, solo di una ricerca volta a rendere di facile comprensione per tutti i temi trattati, perciò eventuali errori o eccessive semplificazioni sono volte ad una fruizione più ampia possibile, in qiesta ricerca sicuramente qualcosa si è perso, ma non la ricerca di un valore globale e popolare dell'opera dei due maestri.

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