CITAZIONE
SCHEDA TECNICA
•Titolo: Così parlò Zarathustra
•Autore: Friedrich Nietzsche
•Pagine: 425
•Casa editrice: Piccola Biblioteca Adelphi
Introduzione a cura di Critica della Ragion Povera
Il segreto dello Zarathustra è la sua segretezza. Lo stile profetico del libro rivela la vera natura del testo. Nietzsche non voleva essere universale, non voleva compagnia. Semmai, un piccolo gruppetto di scalatori, sperduti e faccia a faccia con l'universalità del vero, in un piccolo rifugio di alta montagna. Una cordata. Croce e delizia dello Zarathustra, l'estetica è ciò che lo ha reso così popolare e così mal compreso. Lo stile aforistico di un trattato filosofico condotto in poesia, da un lato, occulta i significati e obbliga a una ricerca profonda e metodica, dall'altro lato, offre la possibilità di un puro godimento linguistico. Se, nel secolo filosofico precedente a Nietzsche, i libertini erano costretti a dissimulare le loro tesi atee e antimoralistiche dietro gli argomenti stessi che volevano demolire, allora si può pensare alla filosofia dell'autore dello Zarathustra come a un libertinaggio consequenziale, in polemica non più soltanto con la metafisica classica, ma anche con l'idealismo e i giovani hegeliani, compreso lo stesso Feuerbach, al quale Nietzsche deve sicuramente molto, ma che non compare tra i suoi riferimenti. D'altronde, il profeta è un tramite tra il divino e l'umano, e dopo l'homo homini Deus est, formulato da Feuerbach, il compito dello Zarathustra è quello di fare da ponte tra la divinità umana e l'uomo stesso.
Così parlò Zarathustra è un saggio filosofico complesso ed enigmatico, ideato tra il 1883 ed il 1885 e definito dallo stesso autore “il più profondo [libro] che sia mai stato scritto”. Suddiviso in quattro parti e raccoglie la totalità delle più sferzanti idee Nietzschiane, raggiungendo la loro più profonda e gioiosa significazione.
Il libro ha come protagonista Zarathustra, un giovane uomo che, all’alba dei suoi trent’anni, intraprende un ritiro spirituale alpestre lungo dieci anni, che termina quando avverte il desiderio di donare agli uomini la sua Sapienza. Arrivato allora a valle annuncia la sua parola, Zarathustra però si accorge che gli uomini, invece di ascoltarlo, lo ignorano e lo additano come folle, preferendo osservare le gesta del funambolo di paese.
Descrizione delle sue mete:
I
Zarathustra si dirige allora nel deserto e ivi pronuncia i suoi discorsi. Quelli caratterizzati da un’accezione fortemente critica sono:
“Delle cattedre della virtù” in cui Zarathustra critica i pusillanimi d’animo che si rifugiano nella tranquilla sonnolenza della morale;
“Dei transmondani”: è un’invettiva contro la metafisica;
“Dei dispregiatori del corpo” nel quale capitolo il profeta attacca l’astrattismo estremo che predica la morte;
“Del pallido delinquente” in cui condanna quei “delinquenti” che si pentano di un’azione moralmente considerata cattiva poiché non sono riusciti a rimanere all’altezza delle proprie azioni;
“Dei predicatori di morte”: è un aspro rimprovero contro i credenti di una vita dopo la morte;
“Del nuovo idolo” che è una critica contro la statolatria;
“Della castità”: biasima coloro che, non casti per natura, cercano di imporsi di esserlo, peggiorando ulteriormente il loro spirito;
“Dell’amore del prossimo”: Zarathustra consiglia ai suoi discepoli di amare, invece del prossimo, il remoto ed il futuro come causa di se stessi;
Ecc. [Sono presenti altri discorsi che per brevità sono omessi]
I discorsi che hanno natura affermativo sono:
“Delle tre metamorfosi”: riguarda l’evoluzione che lo spirito debba compiere per potersi ergere alla figura del superuomo, attraverso tre fasi di metamorfosi simboleggiate da un cammello, un leone ed un fanciullo stanti rispettivamente per l’obbedienza ad un ideale, la sua negazione sfrenata e la sintesi di uno nuovo;
“Delle gioie e delle passioni: è un inno all’esaltazione di ogni pulsione dello spirito come virtù - a causa della morte di dio;
“Dell’albero sul monte: come l’albero che per salire più in alto deve radicare le sue radici più profondamente, così il giovane nobile in spirito cercando l’elevatezza deve fare i conti con i suoi istinti malvagi: Zarathustra lo mette in guardia e lo esorta, invece, a diventare un eroe;
“Della guerra e dei guerrieri” che esalta la guerra come stimolatrice delle umane energie: “Una buona guerra riesce a santificare anche la causa peggiore”;
“Delle mosche del mercato” in cui si celebra la solitudine come condizione necessaria all’affermazione di se stessi;
“Dell’amico”: l’amico è colui in grado di salvare l’uomo dai profondi abissi che si celano nella solitudine, puntando insieme alla vetta del superuomo;
Ecc. [Sono presenti altri discorsi che per brevità sono omessi]
II
Zarathustra riprende il suo cammino di solitudine verso le montagne dove sente che sia giunta per lui l’ora di cercare gli smarriti - che troverà lungo il percorso -, attraverso i discorsi della seconda parte del libro:
“Sulle isole beate”: è una critica verso la confortevole ignavia degli idealisti;
“Dei compassionevoli”: si mettono in guardia i compassionevoli dallo compiere stoltezze nel buon nome della compassione;
“Dei preti” in cui Zarathustra afferma che l’adorazione di Dio è scaturita dalla sofferenza;
Altre critiche sono mosse contro i deboli prostrati nella soggezione di Dio, contro gli altruisti, contro i virtuosi, contro i predicatori dell'eguaglianza, contro i dotti, contro i poeti che inseguono chimere, contro i politicanti. Alle polemiche Nietzsche intervalla i tre grandi canti di Zarathustra: “Il canto della notte”, “Il canto della danza” ed “Il canto dei sepolcri” i quali altro non sono che degli inni alla felicità, spontaneità e volontà. Infine, egli, dopo aver esaltato la saggezza umana superominiana congeda malvolentieri i suoi discepoli ed intraprende il suo ultimo viaggio su per la montagna.
III
Lungo il tragitto, egli riflette su alcune verità, come la morte definendola “ultima vetta” in elogio all’interrompersi del continuo ripetersi degli eventi. Una volta arrivato presso i marinai, diretto al “monte dalla cima più alta”, egli comincia a narrare altri discorsi:
“La visione e l’enigma”: parla dell’esaltazione del coraggio e dell’intuizione della dottrina dell’eterno ritorno;
“Della beatitudine non voluta” in cui Zarathustra esprime un elogio alla felicità inconsapevole;
“Prima che il sole ascenda”: è un inno alle potenze naturali sovrastate dal più sereno ed innocente cielo che Zarathustra ammira;
“Della virtù che rende meschini” nel quale critica i banali motivi della fede cristiana;
“Dello spirito di gravità”: invita gli uomini a librarsi - danzanti - nell’aria, combattendo lo spirito di gravità che rende incapaci al nostro spirito di elevarsi;
“Di antiche tavole e nuove”: Zarathustra detta le nuove tavole di valori che capovolgono quelle precedenti fondati sul principio del bene e del male;
Ecc [Sono presenti altri discorsi che per brevità sono omessi].
In seguito il profeta, dopo un periodo di turbamento interiore ritorna nella sua solitudine e inneggia in due canzoni alla pienezza dell’anima e alla vita.
IV
Nell’ultima parte del libro Zarathustra affronta - la sua ultima tentazione - sette figure simboliche rappresentanti antichi valori: l’indovino, che incarna il disprezzo della vita; i due re, soffocati dai “buoni costumi” della società ed esausti di fingere di voler essere al comando; un coscienzioso dello spirito, avvelenato dal proprio positivismo; un mago, camuffatore della reale natura della sua anima; l’ultimo papa, errabondo dacché “Dio è morto”; l’uomo più brutto, nascostosi dagli uomini perché troppo compassionevoli; il mendicante volontario, rifugiatosi dalle mucche poiché i poveri non accettavano i suoi abbondanti doni. Ha luogo un banchetto - in onore dell'ubermensch - nella caverna di Zarathustra, al quale segue un momento di solitudine del profeta. Al suo ritorno, egli coglie i suoi ospiti in adorazione di un asino poiché è “Meglio adorare Dio in questa che in nessuna forma”. Allora, tempestivo, procede a riscuotere gli spiriti dei sette uomini con “Il canto ebbro”, elogio della dottrina dell’eterno ritorno.
E nel mattino irradiato dall’astro ardente, Zarathustra arriva all’ultima verità del suo pensiero: la compassione deve essere eliminata dal suo spirito: egli non mira alla felicità ma alla sua opera.
Comments