CITAZIONE
SCHEDA TECNICA
•Titolo: Gli Indifferenti
•Autore: Alberto Pincherle (Moravia)
•Pagine: 344
•Casa editrice: Bompiani
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Scelto come tema per la maturità 2023 gli Indifferenti di Alberto Moravia è un romanzo caposaldo della letteratura italiana di inizio Novecento, un ritratto di una società medio borghese corrotta dai vizi e dalla peggiore delle malattie: l’indifferenza.
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Ho deciso di leggere quest’opera perché spinto da diverse coincidenze, ma in maniera particolare spinto dalla volontà di scoprire un autore che non avevo mai approfondito, pietra miliare della nostra letteratura novecentesca. Gli indifferenti è stata una delle prime opere di Alberto Moravia, scritta tra i diciassette e i ventidue anni, è incredibile pensare che un’opera così magistralmente ideata e composta in così giovane età.
Una storia in cui si mescolano amori, odi, sofferenze in un condensato di sensazioni e atti, intrappolati nelle fitte reti dell’indifferenza che ammorba la vita dei tre protagonisti principali impossibilitati a non portare a termine le loro azioni.
La scrittura di Moravia ha uno stile pienamente novecentesco, ma riesce a mantenere, soprattutto nei pensieri dei protagonisti, una modernità incredibile che in alcune occasioni mi ha ricordato i dialoghi di Zerocalcare.
Rimanendo nel tema si può ritrovare una relazione con la scrittura di Vladimir Nabokov, ma di questo ne parleremo nel post lettura.
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L’INDIFFERENZA
Se “Odio gli Indifferenti” di Gramsci è un libro manifesto della lotta all’indifferenza “Gli indifferenti” di Alberto Pincherle è la rappresentazione più veritiera di ciò che combatteva Gramsci nel suo scritto. Interessante sarebbe anche confrontare questi due scritti, l’esaltazione della noia opposta all’esaltazione dell’azione, alla liberazione dalle catene dell’indifferenza, ma ormai lo speciale l’ho dedicato a Lolita e non vorrei annoiare con un altro articolo, magari in futuro.
Ho amato Gli indifferenti, seppur sia la mia prima lettura di Moravia, quella scrittura così densa ed elegante, profonda e vissuta, che risente dell’età, ma che nel profondo sa mantenere la sua giovinezza. Inoltrarsi tra le sue pagine significa percorrere un viaggio indietro nel tempo, un’epoca diversa, che spesso si nota durante la lettura.
L’Indifferenza nel romanzo s’insinua come l’edera sul muro di casa, in profondità, fino a ricoprire tutto. Indifferente è infatti l’atteggiamento di Mariagrazia nei confronti di Carla, di Leo nei confronti delle conseguenze delle sue azioni, di Michele incapace di portare a termine i suoi piani e di Clara che cede alle lusinghe di Leo; non solo l’indifferenza si trova nei pensieri, discorsi e nelle situazioni, nulla sfugge alle sue grinfie. La continua ripetizione della parola indifferenza non fa che aumentare il peso della cortina che cala sui protagonisti rendendo nella mente un grigiore cupo, figlio delle sensazioni veicolate dall’autore. Se avete letto Lolita riuscirete a cogliere lo spirito di Moravia, se volete approfondire, come anticipato, ho realizzato uno speciale. Ciò che rende unico questo romanzo e che sono sicuro ve lo farà apprezzare è lo stile utilizzato da Moravia, in particolare nei pensieri dei protagonisti:
Non serve... sarebbe come se io andassi da Leo e gli dicessi: 'Senti, mio caro, non ti odio, anzi mi sei simpaticissimo, ti sono amicissimo, me ne dispiace tanto, ma proprio non posso farne a meno, debbo darti uno schiaffo': e subito giù botte da orbi...
Nessuno può negare che estrapolato senza contesto, questo testo, può benissimo essere confuso con un romanzo dei giorni nostri. potete negare?
Per concludere quest’opera necessita una rilettura in chiave moderna, oggi l’indifferenza non è più l’atteggiamento del mondo borghese ma quello indotto dall’estraneazione che i social e le nuove tecnologie possono indurre, forse un’apatia meno romantica e più cruda che ancora, come un secolo addietro, colpisce e logora la nostra società.
DIVERGENZE E SOMIGLIANZE TRA GLI INDIFFERENTI E LOLITA
Cosa può collegare due libri come Gli Indifferenti di Moravia e Lolita di Nabokov, seppur siano due libri, anzi due universi a sé stanti che però condividono elementi comuni.
La decadenza di una società e l’idea di scandalo pervade, senza ombra di dubbio, entrambe le opere. Nabokov come ben sappiamo con una pedofilia neppur negata, invece Moravia criticando la corruzione morale della società borghese italiana di inizio Novecento. La critica sociale, nel secolo breve diventa una chiave di lettura per comprendere un periodo di grandi stravolgimenti socio-economici, un secolo di guerre, rivoluzioni, boom e depressioni porta la società e in particolar modo il mondo culturale a proporre una visione spesso amara, segnata dal dibattito sulle nuove evoluzioni del mondo e dei suoi sentimenti.
Alberto Pincherle ha ventidue anni quando, con cinquemila lire di prestito, si rivolge all’editore Alpes per pubblicare Gli Indifferenti; giovane ma convinto, con un libro denso e profondo, quasi ribelle per la sua epoca. Siamo nel ‘29 criticare la vita civile e sotto un governo dittatoriale, quello di Benito Mussolini, non è sicuramente un’azione che può passare in secondo piano, definita persino antifascista, versione smentita però dallo stesso autore.
Vladimir Nabokov allo stesso modo con la sua Lolita riesce a creare scandalo, i tempi però sono diversi, siamo già nel 1955 quando l’autore, già affermato, riesce a pubblicare con la casa editrice francese Olympia press, il suo romanzo. La critica moralista fu assai dura con Nabokov, un tema come quello della pedofilia, trattato in maniera particolare assolve al ruolo di fonte di critica, opponendo visioni e pensieri, specialmente in un’America che ancora è legata alla chiesa e ai suoi dogmi, una nazione ancora bigotta e che fatica a fare i conti con situazioni di cruda verita; un fondo di verità in Lolita esiste anche se ricoperto dalla veste magistrale della scrittura di Nabokov.
Naturalmente tra Nabokov e Moravia esistono differenze, anche stilistiche, seppur alcuni elementi possono essere ricondotti a “padri comuni" autori d’indubbia importanza da Dostoevskij a Zola; il naturalismo e in particolare nell’inclinazione nel suo studio della psicologia sociale è per Moravia fonte d’ispirazione. Nabokov pur mantenendo un realismo molto marcato, non insiste come Moravia su un focus unitario, l’indifferenza in questo caso, ma si pone più l’obiettivo di avvicinare il lettore alla visione di Humbert Humbert.
La differenza forse più sostanziale si ritrova nel carattere dei personaggi di questi due romanzi, negli Indifferenti si assiste alla vittoria della forza maggiore, ovvero l’indifferenza, all’impossibilità da parte dei protagonisti di raggiungere i propri obiettivi, di prendere una decisione stabile, di liberarsi dal serraglio di un’esistenza limitante, chiusa e stagnante, immutabile anche se sull’orlo della rovina.
Lolita oppone all’immobilismo dei personaggi moraviani la frenesia, quel brivido che Nabokov credeva essere spina dorsale delle sue opere, Humbert riesce nel suo intento iniziale, compiendo quel passo che sia Carla che Leo non riescono a fare perché bloccati dalle catene della loro indifferenza; Humbert però dovrà assumersi anche le conseguenze superando il limite invalicabile che i protagonisti degli Indifferenti non si sentono di compiere.
Il finale inoltre si differenzia molto nei due romanzi: in Lolita la climax si compie a piccoli passi raggiungendo il culmine patetico, in una fine tragica e dolorosa, nella quale tutto è ormai corrotto e nulla ha più valore. Negli Indifferenti la situazione è radicalmente diversa, sia inizialmente, data la condizione disagiata della famiglia, ma soprattutto, gli atti compiuti da Michele non ricadono così prepotentemente, sembrano quasi non aver conseguenza, anche se gravi e possibilmente mortali, non ottengono, anzi non hanno la necessità di portare verso un finale d’impatto, ma si compiono nell’arco di un mezzo capitolo, nel quale si condensa la maggior parte del pathos di tutto il romanzo. Come un una candela si spegne al primo colpo di vento l’ardore di Leo si esaurisce nell’indifferenza persino delle ritorsioni. Ne risulta quindi un finale tiepido senza ombra di dubbio, per citare il fil rouge del romanzo INDIFFERENTE.
A legare queste due opere però ci sono altri elementi uno in particolare, i protagonisti: In Moravia sono Carla, la figlia, Mariagrazia, la madre, e Leo, l’amante che ben si possono equiparare a Lolita, Humbert e la Madre di Lola. Anche se non tutto si sovrappone nella medesima maniera, Lolita provoca molto più di Carla, l’epoca è diversa, Leo cerca sin da subito Carla, a differenza Humbert che evita inizialmente le provocazioni della ragazzina. A legarli invece sono il rapporto che i due uomini hanno con le due donne, prima seducono la madre per poi volgersi verso la figlia, entrambe le ragazze, seppur Lola paia essere più sicura, ma solo in apparenza, finiscono ad essere vittime degli amanti, che consumano la loro purezza per soddisfare i loro bisogni. Il rapporto madre-figlia inoltre risulta essere molto simile, difficile, controverso, per l’età nel caso di Lolita e per Carla a causa della gelosia e dell’indifferenza della madre, che cerca di bloccarla in una campana di vetro che Leo riesce a rimuovere.
Entrambe le ragazze, che tra loro hanno dieci anni di differenza, viste da vicino sembrano innocenti e pure come bambine, anche date le premesse caratteriali, illuse chi ha saputo cogliere le loro necessità e debolezze.
Humbert e Leo, sembrano specchiarsi, il primo però compie un atto all’apparenza più colpevole, legalmente un reato, il secondo invece non è meno colpevole del primo, approfittando dell’inettitudine di Carla, dei suoi bisogni di sentirsi libera, ma particolarmente donna.
L’atto di unione tra i protagonisti è nuovamente un bivio tra i due romanzi, negli Indifferenti Moravia è più sottile, delicato nella descrizione, quasi indifferente al contrario di Nabokov che s’inoltra in dettagli intimi e vividi, ricchi di un’enfasi che manca nell’esposizione moraviana.
Le conseguenze dell’atto sono assai diverse, entrambe ne soffrono, soprattutto in termini emotivi, Carla in primis, ma gli effetti successivi riportano nuovamente in evidenza la differenza caratteriale delle due protagoniste, Carla non se ne pente, si decide che la sua vita passerà seguendo un ritmo già stabilito nella sua mente: amata, moglie e a sua volta amante; invece Lolita, nella sua ancor giovane e inesperta età non vede le conseguenze ma bensì coglie l’occasione per dimostrare la sua puerizia, ricattando Humbert per ottenere ciò che desidera.
Un filo sottile lega ancora queste due opere il lessico, anche questa volta con lo stile tipico dei due scrittori, per chi ha già letto Lolità sarà semplice entrare nel modo di scrivere tipico di Moravia, viceversa forse si potrà apprezzare maggiormente la sottile capacità di Nabokov nel sensualizzare persino gli oggetti. Moravia si pone più su un piano di profondità con una lingua sublime densa, mai banale che permette al lettore di immergersi laddove Nabokov si lascia andare a uno scorrere più fluente. Nel discorso diretto le opere trovano un elemento comune, anche se negli Indifferenti si coglie l’aspetto del pensiero mentale dei protagonisti, un non detto che in Lolita è già intrinseco nella narrazione, essendo Humbert stesso il narratore. Propendo maggiormente per l’uso di Moravia di questo stratagemma letterario abilmente utilizzato e d’una modernità straordinaria.
Due libri all’apparenza lontani Lolita e gli Indifferenti, che invece possono trovare un legame un fine comune, la critica sociale, entrambi figli di una cultura ricca e profonda e di un’epoca che alterna illusione e disillusione, mito e realtà progresso e logoramento, un mondo ossimorico e spesso crudele, cinico che però ha dato vita a due opere dal fascino eterno.
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