INTERVISTA A FERDINANDO LEVI
Un grande onore e piacere aver modo di interloquire con Ferdinando Levi, uno degli eredi di Giuseppe Scalarini.
Colui che con grande premura ha rieditato il libro “Le mie isole”, la prima versione del diario postumo di Scalarini durante gli anni di confino.
“Il Confinato” questo è il nuovo titolo dato al volume, “ripulito” dalle illustrazioni superflue e corredato da un'appendice con immagini e fotografie d’archivio.
L'opera è disponibile sul sito della fondazione Anna Kuliscioff, in versione PDF, gratuitamente.
Per chiarire nella mente chi fosse veramente Giuseppe Scalarini, mi è servito un aiuto, un supporto, qualcuno che lo conoscesse meglio, un'impresa non semplice essendo passati più di settant’anni dalla sua morte avvenuta nel 1948.
Fortunatamente ho potuto incontrare Ferdinando Levi, oggi memoria storica del lavoro del nonno.
Abbiamo avuto modo di conversare sulla figura di Scalarini, non solo come illustratore...
Il punto di vista di Levi è stato molto privilegiato, avendo vissuto in stretta simbiosi con il nonno durante la guerra e negli ultimi anni di vita, me lo racconta con ironia, tentando umilmente di farmi comprendere chi era per lui Giuseppe Scalarini.
Un uomo dal carattere chiuso e riservato, “mio nonno era un orso eppure il nostro carattere era accostante”, una persona riservata capace però di raccontare il suo tempo in una maniera eccelsa, precisa e sempre pungente.
Visse i suoi anni milanesi, anche gli ultimi, in una vecchia e piccola casa in città, una topaia buia ed umida, riscaldata solo da una piccola stufa. “Una miseria nera” come l’ha definita Ferdinando.
Quando il nostro discorso si sposta sul periodo del confino le memorie iniziano a diventare labili, non per mancato ricordo, ma per la quasi assoluta mancanza “c’è un grandissimo vuoto nella vita di mio nonno”, questo vuoto è il periodo passato lontano da casa, del quale però ci resta la sua testimonianza scritta all’interno del suo diario illustrato.
A quel tempo Ferdinando Levi aveva solo 10 anni, con l’incoscienza dell’infanzia, che sicuramente l'ha preservato, in parte, dal dolore di quella separazione forzata.
Cosa ha fatto il nonno durante la sua vita?
È una domanda difficile da ridurre in poche parole, Scalarini è stato veramente poliedrico, disegnatore ma anche scrittore, capace e sagace, unico.
Una curiosità, alcuni periodici tedeschi Fliegende Blätter e il Lustige Blätter, Scalarini immaginava la vignetta che veniva poi realizzata dalla penna d'un illustratore a cui le masse di lettori teutonici erano già abituati.
In calce alla vignetta appariva la dicitura nach Scalarini.
Il suo lavoro è condiviso anche con il celebre Dudovich.
Come è nata la riedizione del libro?
È stato pubblicato originariamente sotto il titolo "Le mie isole", nel 1992, era però una edizione poco curata e non totalmente attinente all'idea di Scalarini, persino la copertina non era adatta al testo.
Levi ha deciso allora di ripubblicare "Il confinato" curando la ricerca delle giuste illustrazioni, con la collaborazione della fondazione Anna Kuliscioff.
La Kuliscioff ha avuto un ruolo di primo piano, non solo per questo libro, ma per la figura di Scalarini.
"La Fondazione ha adottato mio nonno", una simbiosi tra la Scalarini e la Kuliscioff, in nome della memoria del grande illustratore.
Qualche progetto per il futuro?
Stiamo pensando ad un progetto per rieditare in una nuova veste una settantina di articoli pubblicati sull'Avanti ed una trentina sul corriere dei piccoli.
Scalarini era anche uno scrittore?
Già dal diario si evince la sua capacità di scrittore, sì, era oltre che un ottimo disegnatore anche un bravo scrittore.
Infatti si cimenta nella scrittura per l'infanzia durante il periodo passato a Gavirate, dove abitava anche Gianni Rodari, eppure i due non si sono mai incontrati.
Qualche aneddoto sul nonno?
Per descrivere il suo carattere da "orso", sul cancello di casa aveva appeso un cartello con la scritta, "se venite a trovarmi mi fate un piacere, se non venite me ne fate due."
Oppure le parole che Mussolini già nel 1911 disse a mio nonno: “Morirò giovane ma il mondo si ricorderà di me!”
Quale fu l'importanza di Scalarini nella storia e nella politica italiana?
(Ndr)Ferdinando mi lascia in attesa qualche secondo, per raggiungere uni contenitori in cui sono contenuti parte dei documenti dell'archivio, estrae un articolo e me lo legge.
Datato 1969, un ritaglio dell'Avanti!
Parla di un documento che il giornalista ipotizza provenire da un foglio riformista, nel quale si afferma, senza giri di parole, che in alcuni periodi la politica del partito Socialista sia stata segnata dall'importanza dell'illustratore Scalarini.
Non solo, riprendendo un altro articolo, viene criticato ma allo stesso tempo lodato persino dall'opposizione, a dimostrare la grande importanza che ha avuto Giuseppe Scalarini nella storia italiana.
Cosa aveva già immaginato all’interno delle sue illustrazioni?
Già in un suo appunto olografico tra il 1910-1911 parla del carattere di Mussolini, al tempo il suo direttore presso l'Avanti!
"Nei giorni di buon umore scherza come un ragazzo, quando invece è arrabbiato risponde a monosillabi con aria da dittatore"
Forse qualche cosa l'aveva già intuita.
Nel 1926 invece, con una sua illustrazione “Il risveglio del colosso cinese”, è antesignano del grande potere che la Cina avrebbe acquisito.
Oppure nel 1948 quando in una sua vignetta ipotizzò l'Europa unità, pochi anni dopo essere uscita dal secondo conflitto mondiale, disegnava una ramazza che avrebbe spazzato i confini degli stati la scritta sul manico Stati Uniti d'Europa .
Quale fu il rapporto tra Scalarini e Mussolini, essendo stato anche suo direttore?
Il rapporto con Mussolini ha segnato la vita di mio nonno, bollato, ingiustamente, come "l’amico di Mussolini", soprattutto durante il periodo del confino.
Scalarini era assolutamente antifascista ed antimilitarista, contrario alle regole imposte da Mussolini.
Lo rese soprattutto in una delle sue vignette del 1914, con Gesù e Giuda allegoria del socialismo e di Mussolini. I 33 denari nelle mani di Giuda furono nascosti prima della stampa.
La satira non piacque assolutamente al diretto interessato.
Non solo, mio nonno subì due agguati da parte delle camicie nere, che lasciarono in lui segni nell' animo e nel fisico.
Il fatto che Scalarini fosse stato condannato al confino, identificava maggiormente questo rapporto avverso con il fascismo.
L'unico momento in cui mio nonno riuscì a perdonare Mussolini fu poco prima della caduta del fascismo, nella primavera del 1945, quando Carlo Silvestri, un amico comune dei due, venne a portare i saluti del duce a mio nonno.
Disse d'essere tornato "amico" di Mussolini.
Come ha passato gli ultimi anni suo nonno?
Gli ultimi anni di Scalarini sono stati segnati da tre importanti avvenimenti che hanno colpito la sua vita, la morte di sua moglie, mia nonna, Carolina Pozzi, che aveva condiviso con lui le grandi fatiche del confino e non solo. Scalarini la sposò con rito cattolico, pur essendo ateo, la forza dell'amore.
La morte di sua figlia Giuseppina, morta a causa di una tubercolosi cerebrale che non le ha lasciato scampo, ma soprattutto l'impossibilità di tornare a collaborare con l’Avanti!
Il giornale a cui aveva dedicato gran parte della sua carriera lo “pensionava”, con la scusante che la fotografia ormai avesse preso il posto dell’illustrazione e della vignetta.
Passò allora il suo ultimo periodo ancora nella sua piccola casa di Milano, provato dagli anni e dalle difficoltà economiche.
Poco prima di morire venne a stare a casa mia e di mia madre dove morì, improvvisamente, poco prima della vigilia di Capodanno del 1948.
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Così termina la vita del più politico dei caricaturisti italiani, colui che con la sua penna ha raccontato a tutti in maniera immediata irriverente e democratica, parte della nostra storia.
Ricordare Giuseppe Scalarini è anche ritrovare quell’Italia del giornale, della quale c’è ancora molto da raccontare.
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